giovedì 1 novembre 2012

Parole al buio

Ci risiamo. Stiamo andando verso l'inverno inesorabilmente. E' passato l'equinozio, abbiamo lasciato l'ora legale, le giornate si stanno accorciando a vista d'occhio. Ci vuole di nuovo un passatempo che porti luce nelle lunghe serate buie. Il primo anno mi sono dedicata all'arte, il secondo anno alla musica, stavolta mi dedicherò alla terza passione, la lingua, rischiando di trasformare questo blog in una rassegna linguistica, ma tant'è.

Il destino vuole che la sala di lettura della biblioteca dove vado a lavorare quando mi capita di passare qualche giorno a Göteborg sia piena di dizionari, vocabolari ed enciclopedie linguistiche. Come faccio a non dargli un'occhiata? Infatti, nelle pause del lavoro mi dedico ad esplorare questi scaffali e sfogliare i libri. Ho trovato diversi tesori che sarebbe un sogno avere a casa. E via via in queste pause faccio delle mini-ricerche, scopro curiosità e faccio collegamenti. Purtroppo non ho trovato alcun libro sulla lingua ungherese, ma c'è molto sulle altre mie tre lingue: l'inglese, lo svedese e l'italiano. E intanto ho ordinato un libro di etimologia ungherese che prenderò la prossima volta che vado in Ungheria.

La mia idea è confrontare le mie quattro lingue guardando alle origini e all'uso di una certa parola. Un po' come ho fatto con la parola 'finestra' qui e con la parola 'patata' qui, scoprendo molte cose interessanti. Evito di usare citazioni precise e rinvii alle fonti, anche se mi verrebbe naturale. Riporto qui le fonti una volta per tutte, per chi è interessato ad approfondire:

B. Bergman, Ordens ursprung, Wahlström & Widstrand, 2007
G. Bergman, Ord med historia, Prisma, Stockholm, 8:e uppl., 2005
R. Hendrickson, The Facts on File Encyclopedia of Word and Phrase Origins, Checkmark Books, New York, 3rd ed., 2004
C.L. Buck, A Dictionary of Selected Synonyms in the Principal Indo-European Languages. A Contribution to the History of Ideas, University of Chicago Press, Chicago, 1949

In particolare quest'ultimo libro è fantastico, perché fa già una comparazione tra le diverse lingue, anche se purtroppo si limita a quelle indo-europee, quindi nessun riferimento all'ungherese. Su quest'ultimo mi devo per ora affidare a quel che so già o che riesco a trovare su internet. Per fortuna è la lingua che conosco meglio tra tutte, essendo la mia madrelingua. Infine, una fonte online: un vecchio dizionario etimologico svedese, scannerizzato pagina per pagina, accessibile qui.

Allora cominciamo! Quale tema migliore per iniziare se non l'AMORE? :) Tempo fa in un commento su Facebook un amico mi suggeriva di indagare sulla particolarità del verbo 'voler bene' dell'italiano che non ha un equivalente nelle altre lingue. Effettivamente è un verbo che adoro perché così prettamente italiano. Ecco, quindi, le parole da confrontare:

amore / amare - voler bene (italiano)
szerelem - szeretet / szeretni (ungherese)
love / to love (inglese)
kärlek / att älska (svedese)

Come vedete, lo svedese usa parole molto diverse dall'inglese. A proposito... siete anche voi stufi degli I love you degli americani? Nei film lo dicono ogni tre per due, anche a mo' di saluto. Non che l'inglese non abbia espressioni alternative, ma I love you sembra proprio inflazionata.

Cominciamo però dall'italiano... Il vostro ti voglio bene ha un significato più ampio di un ti amo, ma certo questo non ve lo devo spiegare io. Sentirsi dire da un ragazzo ti voglio bene può essere una delusione, quando si aspetta invece una dichiarazione di amore. L'italiano però non è l'unico a fare questa distinzione. La fa anche il francese con il suo avoir cher (letteralmente 'avere caro') e il tedesco con il suo gern haben (lett. 'avere volentieri').

L'ungherese non fa distinzione tra amore romantico e amore in senso lato nel verbo. C'è un solo modo per dire ti amo o ti voglio bene: szeretlek. Fa però questa distinzione nel sostantivo. Szerelem è l'amore romantico/sessuale, szeretet è amore in senso lato, che si può provare per un amico, un figlio o un fratello. E' quest'ultimo che viene usato in un contesto religioso-cristiano quando si parla di amore, non szerelem che ha un significato ben preciso: l'essere innamorati.

In svedese, infine, per quanto ho capito io, non esiste una distinzione tra amore romantico e amore in senso lato, però, curiosamente, il verbo è molto diverso dal sostantivo. Älska (amare) è una parola scandinava, che ha anche la sua forma sostantivata (älskog), ma il termine più comunemente usato per 'amore' è kärlek, che invece è una parola con radici latine, più precisamente francesi. Infatti, deriverebbe dalla parola cher, 'caro' in francese. (Lo ha preso in prestito pure il danese che per 'amore' usa kaerlighed.) Ti amo in svedese si dice jag älskar dig (la pronuncia è diversa come ve lo immaginate...).

Un'ultima nota: è bellissimo anche lo spagnolo te quiero, letteralmente 'ti voglio'. E' pura passione! (Anche se in realtà mi sa che lo dicono anche ad amici e parenti...) Il francese, il tedesco e lo spagnolo però usano tutti un'espressione egocentrica. Rimane l'italiano l'unico ad esprimere altruismo. Ti voglio bene, cioè ti voglio del bene, voglio il tuo bene, non il mio. Non è un caso che l'italiano è considerato la lingua dell'amore! :)


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissimo post :)

SuomItaly ha detto...

Non so se può servire ma forse, nel frattempo che arriva il libro, potresti dare una occhiata a questi siti:
-
Magyar Etimológiai Nagyszótár

- Etymological dictionary of Hungarian.

Per quel che riguarda l'italiano un buon punto di partenza è il Dizionario Etimologico di Ottorino Pianigiani.

Kata ha detto...

@Anonimo: grazie

@SuomItaly: wow! grazie! io non ho provato neanche a cercarli, a dire il vero... ma tu conosci un po' l'ungherese?
Ho dato un'occhiata ai link. Il secondo dizionario etimologico (quello scritto in inglese) è un po' particolare, in quanto si basa su una teoria sumero-ungherese che confronta il lessico ungherese con altre lingue antiche, come l'etrusco (tempo fa avevo menzionato la teoria di Mario Alinei che vede un collegamento tra la lingua etrusca e quella magiara).
Il primo dizionario comunque dice che la radice della parola "szerelem" e "szeretet" (che fino a qualche secolo fa avevano lo stesso significato) è "szer" che in origine come verbo significava anche "associarsi, connettersi".

SuomItaly ha detto...

Non conosco l'ungherese (neanche un po').
Tempo fa mi è capitato di leggere un articolo sulle parole di origine ungherese presenti nei dizionari italiani. Per esempio ussaro (che pare derivi dal numero venti 'husz' ungherese).

unitalianoastoccolma ha detto...

Vai Kata, non vedo l'ora di leggere altri post del genere!

Io VOGLIO il libro "fantastico" che segnali. Vista la data di pubblicazione magari si trova anche in qualche loppis...

Kata ha detto...

@Federico: su Amazon ce l'hanno (sia sul sito inglese che su quello italiano e americano). Quasi quasi me lo ordino...

@SuomItaly: è vero che 'húsz' in ungherese significa venti, e abbiamo pure la parola 'huszár' (che significa ussaro, un tipo di soldato), ma secondo il dizionario etimologico da te citato quest'ultimo è una parola presa dal serbo-croato e non c'entra col numero venti... (Vedi qui.) Si vede che l'etimologia non è una scienza esatta e spesso ci sono opinioni diverse sulle origini delle parole.

SuomItaly ha detto...

Infatti spesso esistono diverse ipotesi/opinioni sull'origine di una parola. Ad esempio per altre ipotesi sull'origine di ussaro puoi dare una occhiata qui :)