domenica 25 marzo 2012

I primi fiori del 2012

E' arrivata la primavera! Quest'anno decisamente in anticipo. Addirittura settimane prima che l'anno scorso. Lo posso dire con precisione con quanto anticipo perché l'anno scorso documentai l'arrivo della bella stagione passo per passo. Nel 2011 il primo fiore fu (da me) avvistato l'8 aprile. Quest'anno nello stesso identico posto il primo fiore ha fatto capolino il 21 marzo. Eccolo qua:

Cliccare per ingrandire

Però già 10 giorni prima avevo visto qualche bucaneve in città.

10 marzo 2012

Stavolta non documenterò con lo stesso minuzioso dettaglio l'arrivo della primavera come l'anno scorso (vedete questi post: 0 1 2 3), dato che la seconda volta il senso della novità non è più la stessa, ma è comunque sempre affascinante osservare il cambio delle stagioni.

Qui è già primavera, le temperature sono piacevoli, al sole si sta decisamente bene, se non tira vento. Credetemi che dopo un lungo inverno svedese il concetto di "caldo" viene un pochino ridimensionato, e cominciate a godervi come "finalmente caldo!" anche i 15 gradi...

Ieri siamo andati a fare una passeggiata al lago (insieme a mio babbo che era nostro ospite per qualche giorno). Il paesaggio non è ancora primaverile a dire la verità. Gli alberi sono ancora spogli e gran parte dell'erba gialla, ma uno inizia ad apprezzare i piccoli fiorellini che spuntano dalla terra qua e là.





Certamente la musica non può mancare neanche in questo post. Oggi in macchina c'era questa canzone alla radio e, nonostante la meraviglia del paesaggio che mi circondava, mi riconoscevo in alcune sue righe. Indovinate in quali.

sabato 17 marzo 2012

Particolarità delle macchine svedesi

Adesso che ho una macchina svedese vera e propria (anche se in realtà è francese, essendo una C3), cioè comprata qui in Svezia, ho potuto scoprire qualche particolarità che le mie macchine precedenti (entrambe acquistate e registrate in Ungheria) non avevano. Naturalmente tutte queste particolarità sono legate al clima nordico. Eccole.

Le gomme chiodate (dubbdäck)

In Svezia si usano le gomme chiodate d'inverno. Le gomme invernali (vinterdäck) sono obbligatorie dal 1 dicembre al 31 marzo. La maggioranza usa gomme chiodate, anche se le gomme invernali non devono essere necessariamente chiodate.

Io l'hanno scorso ho usato gomme invernali semplici (ed effettivamente nei giorni peggiori mi è capitato di scivolare un po'), ma la nostra nuova C3, siccome l'abbiamo comprata usata, aveva già le gomme invernali in dotazione e sono chiodate. In effetti sembrano tenere bene la strada, ma questo inverno era così mite che non ci sono state circostanze in cui testarle sul serio. Intanto aumentano un casino il rumore della macchina e il consumo di benzina.
Le gomme chiodate sono vietate in molti paesi europei, tra cui in Germania, quindi niente gite in macchina nel periodo invernale verso il vecchio continente...  Sono vietate anche in Ungheria. In Italia sono ammesse, ma non credo che le usino in molti. Forse qualcuno nelle Alpi, non so, ma in Toscana si comincia a scoprire che esistono le gomme invernali soltanto negli ultimi due-tre anni, da quando il rischio neve è diventato realtà.
Il divieto in Germania, in Olanda, in Ungheria e in altri paesi europei ha motivi economici e di sicurezza. Le gomme chiodate danneggiano l'asfalto se non è ricoperto di neve, quindi il loro uso è sconsigliato in posti dal clima più mite. Infatti, sono ammesse nei paesi nordici e nei paesi in cui ci sono montagne alte, come la Svizzera, l'Austria e l'Italia. Anche in questi paesi è vietato però usarle d'estate o nelle mezze stagioni. In Svezia per esempio si possono usare soltanto dal 1 ottobre al 15 aprile (qui il concetto di mezza stagione è un pochino diversa...). I possibili problemi di sicurezza sono legati al fatto che le gomme chiodate fanno diventare la superficie della strada più liscia aumentando così il rischio che si formi uno strato di ghiaccio.

Lo scaldamotore

Abbiamo pure questo nella nostra C3. In pratica è una comune presa sotto il cofano anteriore della macchina, vicino alla targa, che puoi collegare con un semplicissimo cavo da 220V a qualsiasi presa. Eccola sulla nostra macchina:

Ancora non abbiamo ben capito come funziona. Questo inverno alla fine c'è stata una sola occasione in cui lo avremmo voluto usare, dopo che la macchina era rimasta all'aria aperta per qualche giorno all'aeroporto di Västerås e le temperature erano sotto lo zero. Infatti, in molti parcheggi ci sono delle scatolette a cui collegare lo scaldamotore. Noi abbiamo il cavo in macchina, ma dopo averlo collegato alla presa della scatoletta non abbiamo capito come si accende! Pensavamo che partisse automaticamente. Invece no. E non siamo riusciti a trovare alcun bottone di accensione... Qualcuno sa come funziona?

I fari sempre accesi

Ho lasciato per ultimo la particolarità più curiosa. Quando ho cominciato a guidare in Svezia, ho notato subito che le macchine hanno i fari accesi tutto il giorno anche in città. Ora nella nuova C3 ho scoperto che non è possibile spegnere i fari. Si accendono automaticamente quando accendi il motore! Anzi, quando giri la chiave di accensione! Facendo un po' di ricerca su internet ho capito che dal 2011 è diventata una regola europea. Dunque oggi è obbligatorio tenere i fari sempre accesi ovunque e a qualsiasi ora in tutta Europa. Sembra però che qui in Svezia fosse così già prima. (Io sono arrivata nel 2010, e la nostra C3 è stata prodotta nel 2009.) E adesso molte macchine sono già prodotte in questo modo che non c'è proprio verso di spegnere i fari. Quindi da ora in poi niente musica romantica dalla radio per le coppie che si vogliono appartare con la macchina in cerca di un po' di intimità...


La canzone ungherese in appendice

C'è una canzone ungherese che per me è come una preghiera. Una canzone che mi ha dato forza in tanti momenti difficili, quando dovevo prendere decisioni difficili. Non mi ritengo religiosa, ma questo non vuole dire che non sono una persona spirituale. Se dovessi scegliere una preghiera per la mia religione personale indefinibile, sarebbe questa canzone.

Piramis - Őszintén akarok élni (1977)

Il video è da un concerto del 1992. Comincia con un lungo intro strumentale. La canzone vera e propria inizia al minuto 2:07 circa.


Voglio vivere sinceramente

Voglio vivere sinceramente,
Andare fino in fondo su ogni mia strada,
Credere in ciò che desidero,
E se ci credo combattere a qualsiasi prezzo.

Voglio vivere sinceramente
E ottenere una sola cosa:
Che la mia gioia non faccia del male a nessuno,
E se il mio cuore fa male, che non faccia troppo male.

A te chiederei una sola cosa:
Lasciami vivere sinceramente,
Sinceramente, liberamente, in bella maniera,
Più sinceramente di come ho vissuto ieri.

Che non debba mentire a nessuno
E se faccio una domanda
La risposta sia vera.

Vorrei avere fiducia in ognuno,
Credere che non si rivolgerà contro di me
E non mi tradirà mai.

 (Per il testo in ungherese vedete qui.)

venerdì 9 marzo 2012

Una vita quadrilingue

Si parla molto di bilinguismo, delle difficoltà e dei vantaggi che esso comporta, soprattutto in relazione ai bambini. Ma che si può dire di un quadrilinguismo formato in età adulta? Il quale sarebbe il mio caso. Anche se più che quadrilingue sono una bilingue "extended version", nel senso che delle quattro lingue che uso soltanto due sento davvero mie (l'ungherese e l'italiano).

La mia situazione è particolare per due motivi. Primo perché fino all'età di 22 anni circa ero assolutamente monolingue. Avevo già studiato altre lingue (l'inglese e l'italiano) prima, ma non le sapevo a tal punto da ritenermi bilingue. Le parlavo maluccio, insomma. E ragionavo esclusivamente in ungherese. L'italiano ha cominciato a prendere i suoi spazi nel mio cervello a partire dall'esperienza Erasmus, e pian piano ha conquistato sempre più terreno, anche grazie ai legami sentimentali che mi hanno poi riportato in Italia. Il fatto di conoscere quattro lingue di per sé non è una cosa così straordinaria. Ci sono milioni di persone nel mondo che parlano quattro e più lingue. Il punto è, e questa è la seconda particolarità della mia situazione attuale, che queste quattro lingue io le uso tutti i giorni. Vivo la quotidianità in quattro lingue. Scrivo e leggo molto in tutte e quattro, ascolto molto soprattutto lo svedese e l'italiano, mentre parlo molto l'inglese e l'italiano, un po' meno l'ungherese (quando sento i miei) e ancora meno lo svedese (quando mi faccio coraggio). Mi sono fermata un attimo a pensare come funziona questa vita quadrilingue per me. E da qui nasce questa riflessione.

Innanzittutto il mio è un quadrilinguismo "zoppicante" in quanto lo svedese non lo parlo ancora bene. Nonostante questo lo uso tutti i giorni. Soprattutto per iscritto. Leggo abbastanza e le mail di lavoro di natura amministrativa cerco di scriverle in svedese, tempo permettendo. Come comparatista ho il privilegio di usare tutte e quattro le lingue nel mio lavoro. Le mie pubblicazioni sono in inglese, italiano o ungherese, dipende per quale rivista, editore o convegno sto scrivendo. Come ricercatrice lavoro ancora molto più con gli italiani e gli ungheresi che con gli svedesi.

Il mio italiano non è perfetto, ma ormai non lo è neanche il mio ungherese. Spesso mi fermo a pensare come si dice qualcosa in ungherese quando scrivo perché ho paura di usare un'espressione inappropriata o inesistente. Tanto meno perfetto è il mio inglese. Perciò, tra me e me, mi lascio totalmente andare alla spontaneità del mio cervello. I miei appunti sono trilingui, la mia agenda è trilingue. Il mio blog è in italiano, ma il mio diario è in ungherese. Penso in un misto di italiano e ungherese (ma prevale l'italiano dato che è la lingua che parlo più spesso, a casa con Gabriele e con altri amici italiani qui a Örebro o per via virtuale). Il mio cervello sta bene così. Non si sente confuso. Finché... Finché non deve relazionarsi con gli altri in più lingue nello stesso contesto. Vale a dire in un ambiente internazionale. Due lingue le gestisco ancora benissimo. Quando diventano tre o più, allora comincia il casino...

La settimana scorsa siamo andati a sciare qualche giorno in Austria con mia madre. Il suo compagno (che non è mio padre) è austriaco. Vivono in Ungheria, ma passano spesso del tempo anche in Austria, come per esempio in settimana bianca. Sono una coppia buffa, perché lui parla tedesco, lei parla ungherese e si capiscono. Io non parlo tedesco. A forza di sentirlo parlare spesso capisco diverse parole, e il primo anno del dottorato ho pure frequentato un corso di tedesco a Firenze, ma con scarsi risultati. Con il compagno di mia mamma parlo in ungherese (almeno con me è costretto, a lei può rispondere in tedesco...). Gabriele non parla né l'ungherese, né il tedesco. Con i miei parla in inglese (anche con mio padre). Ecco. Immaginate le nostre cene in famiglia. In quel contesto mi capita di rivolgermi ad una persona nella lingua sbagliata. Mia madre qualche grossa risata si è già fatta quando le parlavo in italiano. E la cosa sconcertante è che finché lei me lo dice non ho idea come mai mi sta ridendo in faccia mentre io semplicemente le ho chiesto fino a che ora è aperto il supermercato. In italiano. Lei non sa una parola di italiano. Va bene, forse "pizza", "pasta", "spaghetti", ma già "buona notte" la devo rispiegare ogni volta se no dice "buenas noches", memore delle sue reminiscenze di spagnolo che ha studiato per un po' trent'anni fa. Mi chiede spesso come si dice questo e quello in italiano e poi lo dimentica sistematicamente. E chiama l'aceto balsamico, che le piace molto e in casa c'è sempre, sempre "acetico balsamico" (devo ammettere, suona più melodico...) nonostante io la corregga ogni volta. E' da poco che mi sono arresa e non la correggo più.

Insomma, ci sarebbe ancora molto da dire di questa vita quadrilingue, ma mi sono già dilungata troppo, quindi lascio le altre riflessioni per qualche futuro post...



La canzone ungherese in appendice

Continuando sulla scia del post precedente, vi faccio conoscere un altro grande esponente del rock ungherese degli anni Ottanta: i Karthago. Un gruppo dalla vita breve, ma a più riprese, e da un discreto successo internazionale (il loro primo album è stato tradotto in inglese ed è diventato disco d'oro anche in Austria). Fondati nel 1979 e sciolti nel 1985, si sono riuniti più volte durante gli anni Novanta per dare qualche megaconcerto. Questa canzone è una delle prime e più famose dei Karthago, e c'è chi la considera l'inno del rock ungherese. Il testo è molto importante. Considerate che è stata scritta nel 1981, in piena crisi del regime socialista.

Karthago - Apáink útján (1981)


Sulle vie dei nostri padri

Indaghiamo da dove siamo venuti,
Esaminiamo straniti le nostre mani.
In mille anni abbiamo già imparato a cosa servono bocca e cuore,
Ma ancora non sappiamo e non capiamo dove arriviamo.

Alberi centenari, storia,
Abbiamo devastato boschi e terre,
Cerchiamo gli anni passati,
Contiamo gli anelli annuali,
In mille anni abbiamo già imparato a cosa servono bocca e cuore,
Ma ancora non sappiamo e non capiamo dove arriviamo.

Percorriamo ancora le vie dei nostri padri,
balliamo le danze dei nostri avi da tempo,
Il magico cerchio lo crediamo una via nuova,
E spesso viviamo come loro.

Alberi centenari, storia,
Abbiamo devastato boschi e terre,
Cerchiamo gli anni passati,
Contiamo gli anelli annuali,
In mille anni abbiamo già imparato a cosa servono bocca e cuore,
Ma ancora non sappiamo e non capiamo dove arriviamo.

Percorriamo ancora le vie dei nostri padri,
balliamo le danze dei nostri avi da tempo,
Il magico cerchio lo crediamo una via nuova,
E spesso viviamo come loro.

Per il testo originale vedete qui.
E la versione inglese della canzone con cui hanno vinto un festival internazionale nel 1983. Nel video vedete anche il testo (in inglese) che è una buona traduzione dell'originale.

Karthago - Requiem

Forse non devo spiegare perché mi piace di più la versione ungherese. Per me sono entrambe canzoni da brividi... Guardate questo video dal loro ultimo concerto (di tre anni fa):