mercoledì 27 aprile 2011

Ricordi da un centesimo

Tutte le cianfrusaglie, ciarpame
accumulato negli anni,
giacciono sparpagliati
sugli scaffali, e dappertutto.

Una candela, delle perle,
un biscotto spezzato in due,
fermagli, braccialetti
e una collana rotta da tempo.

I miei ricordi da un centesimo mi sono tanto cari,
non ho la forza per buttarli, tutti privi di valore.
I miei ricordi da un centesimo mi sono tanto cari,
lo sanno loro quanto vale la mia vita.

Il fiore finto che da tanti anni ormai
è sbocciato alla giostra,
non ha più né luce, né profumo,
ma custodisce ancora i propri sogni.

La bambola di pezza prende polvere
e giace lì sul tavolo,
la sua anima è già salita in cielo,
ma non riesco a seppellirla.

I miei ricordi da un centesimo mi sono tanto cari,
non ho la forza per buttarli, tutti privi di valore.
I miei ricordi da un centesimo mi sono tanto cari,
lo sanno loro quanto vale la mia vita.

Neanche l'orologio ticchietta più,
il suo cuore fragile si è infranto,
il piccolo specchio, sebbene opacamente,
conserva ancora i volti.

Una vecchia canzone scorre sul nastro,
e ormai i rumori sovrastano le note,
ma ogni tanto, quando la metto,
richiama i tempi passati.

I miei ricordi da un centesimo mi sono tanto cari,
non ho la forza per buttarli, tutti privi di valore.
I miei ricordi da un centesimo mi sono tanto cari,
lo sanno loro quanto vale la mia vita.

[traduzione mia]

E' la traduzione del testo di una canzone ungherese, uscita nell'anno in cui sono nata. Per il testo originale vedete qui.



János Bródy - Filléres emlékeim (1980)

Sono due mesi e mezzo che non torno in Ungheria, e più di un mese che non mi muovo dalla Svezia. Negli anni mi sono accorta che non ce la faccio a stare bene per più di tre mesi distante da casa. Dopo tre mesi sento un forte desiderio di tornare, anche se solo in visita, in Ungheria. Questo era vero pure quando abitavo a Firenze, ed è ancor più vero adesso. Pure a Firenze mi capitava di guardare la cupola del Duomo ma in realtà sognare il Ponte delle Catene.

Adesso la situazione si è solo complicata. Perché la mia nostalgia, e il limite di tre mesi, sarà diretta verso due paesi... Intanto tra dieci giorni torno in Ungheria per qualche giorno. E non vedo l'ora di rivedere i posti  della mia infanzia e della prima parte della mia gioventù, oltre che naturalmente la famiglia e magari alcuni amici. Finché posso tornare spesso sia in Ungheria che in Toscana, mi posso ritenere davvero fortunata. Altrimenti non credo che riuscirei ad avere una vita felice all'estero.

mercoledì 20 aprile 2011

La rinascita -ovvero- Ci siamo quasi!

In questo periodo il titolo può pure avere un doppio senso. Infatti, quest'anno in Svezia la rinascita della natura e la festa della Resurrezione sembrano coincidere. Io (non essendo religiosa) mi limito a festeggiare la prima, e ve la racconto questa volta con le immagini. 

Vi ricordate il primo fiore avvistato l'8 aprile? Da allora abbiamo fatto dei passi da gigante. Adesso lo stesso pezzo di terreno si presenta così:


Sempre più fiori spuntano dalla terra, ci sono però ancora delle chiazze di giallo secco qua e là, e gli alberi non sono ancora in fiore. Sono invece pieni di gemme, sempre più aperte. Osservo che stanno crescendo e aprendosi ogni giorno. 

Questa era la situazione il 15 aprile:


Questa il 17 aprile:



Questa il 18 aprile:




Questa il 19 aprile:



E questa è la situazione oggi:




(Sono tutte foto scattate col cellulare nel campus e lungo il fiume davanti a casa.)

Insomma, vedete: ci siamo quasi! Così come i norrlandesi (svedesi del nord) fanno delle scommesse sul giorno in cui si spaccherà il ghiaccio sul fiume, qui si potrebbe fare delle scommesse sul giorno in cui sboccerà il primo fiore. Voi che dite? Io dico lunedì prossimo, cioè Pasquetta. Sarebbe un degno festeggiamento della Resurrezione pure per i credenti. :)

lunedì 18 aprile 2011

La tesi di laurea in Svezia

Circa un mesetto fa si è laureata la mia prima laureanda svedese. Con una tesi in diritto comunitario scritto in inglese. Così posso soddisfare un po' la curiosità di coloro che sono interessati al sistema universitario svedese. Devo nuovamente premettere che quanto racconto vale per l'Università di Örebro, e non sono sicura che funzioni allo stesso modo alle altre università svedesi, ma credo che il sistema sia più o meno lo stesso in tutto il paese.

In Svezia la tesi (uppsats) completa il percorso di studi come in Italia, sono diverse però la sua importanza, valutazione e discussione. Prima di tutto è più breve: sono richieste 40-45 pagine. Di conseguenza le viene dedicato meno tempo. La mia laureanda ha iniziato a lavorarci a ottobre, e voleva laurearsi già alla sessione di inizio gennaio, ma poi si è resa conto che non era ancora pronta (per fortuna da sola... non dovevo imporle io la proroga), e si è laureata alla sessione di fine marzo.

Quanto al voto, lo stesso sistema assurdo di G (buono) e VG (molto buono) che si usa per gli esami. Devo ancora capire come un datore di lavoro sia capace di fare distinzione tra i diversi candidati neo-laureati...

La cosa ancora più interessante è la discussione (examensarbete). Io ho partecipato, ma non ho dovuto intervenire. Avrei potuto, ma non l'ho fatto anche perché alla fine la discussione era in svedese. Non tanto per la mia laureanda che non aveva nessun problema a parlare in inglese, quanto per gli altri due studenti, le quali invece hanno scritto la loro tesi in svedese. Perché la discussione qui funziona così: a fare da contro-relatore è un altro studente. In pratica una discussione è fatta per un gruppetto di tre studenti. Si fanno da contro-relatori (opponering) tra di loro in questo modo: A a B, B a C e C ad A, quindi non in modo reciproco per evitare favori reciproci. E' lo studente contro-relatore a presentare la tesi del laureando e a fargli delle domande. Il tutto si conclude nel giro di un'ora, un'ora e mezza circa (in tutto, per tutti e tre studenti).

I contro-relatori si limitano a presentare la tesi e a fare domande, ma non decidono il voto. Quello è il compito del relatore (handledare), cioè mio. Anche se formalmente io solo suggerisco il voto (compilando una scheda di valutazione dettagliata dove devo valutare diversi aspetti, dalla metolodogia  al linguaggio utilizzato nella tesi oltre che la discussione stessa), e un altro professore, responsabile per quella sessione di laurea e presente alla discussione, deve approvarlo. Un po' come in Italia, dove è il relatore a suggerire il voto alla commissione di laurea, e questa raramente non lo accetta.

Un'altra differenza dall'Italia è come avviene il conferimento del titolo. Qui si fa come si vede nei film americani, a una cerimonia ufficiale e molto solenne si consegna il diploma a tutti i laureati di quell'anno. La mia laureanda riceverà il suo diploma a inizio giugno, e se potrò andrò a vederla.

A questo punto non posso non fare un paragone anche con l'Ungheria. Anche perché io mi ero laureata in Ungheria, non in Italia. Il sistema italiano lo conosco da membro della commissione di laurea e non da laureanda. In Ungheria la tesi di laurea (szakdolgozat) per certi versi funziona in modo simile alla Svezia. Sono richieste un minimo di 50 pagine (ma la mia per esempio era di 78 pagine più numerosi allegati), e generalmente nessuno passa più di un semestre per scriverla (in un semestre, il nono, durante il quale hai ancora dei corsi da frequentare e degli esami da dare), anche se si può iniziare a lavorarci verso maggio del semestre precedente. 

In Ungheria la discussione è all'inizio del decimo semestre, nel mese di febbraio, e l'ultimo semestre (qui la differenza sia dalla Svezia che dall'Italia) dedicato a un tirocinio e agli esami finali. L'esame finale (záróvizsga o államvizsga ovvero 'esame di stato', ma meglio non chiamarlo così, dato che in Italia quello è un'altra cosa che non precede ma segue la laurea) generalmente è uno solo, soltanto a giurisprudenza è diviso in cinque parti. In ogni caso comprende le materie centrali del corso di laurea. A giurisprudenza, per esempio, sono cinque grandi aree di diritto sostanziale (la procedura è lasciata all'esame di avvocato/magistratura). L'obiettivo è di vedere se il laureando ha una visione d'insieme del proprio settore, dato che durante il corso di laurea di queste materie sono divise in più esami semestrali.

Quindi la discussione della tesi (szakdolgozat-védés) non è l'ultima prova per i laureandi ungherese, e il contro-relatore è un altro professore, non uno studente. Ma la discussione si svolge a porte chiuse, amici e familiari vengono poi alla cerimonia solenne che si organizza alla fine dell'anno accademico come in Svezia. E' diverso, invece, il sistema di voti (di laurea) che però adesso non vi sto a raccontare, perché mi sono già dilungata troppo. Di voti (di esame) ho già scritto qualche mese fa in questo blog.

venerdì 15 aprile 2011

Vocali vs consonanti

Attenzione! O come scriverebbero gli svedesi: OBS! Un altro post linguistico che tanti possono trovare noioso! A me invece diverte parecchio scriverlo. :)

Molti pensano che l'ungherese sia una lingua piena di consonanti, come le lingue slave. (Forse sono le stesse persone che pensano che l'ungherese sia una delle lingue slave...) Niente di più sbagliato. L'ungherese è una lingua dominata dalle vocali. Come lo è anche lo svedese. Due lingue che dispongono di un'ampia gamma di vocali.

La lingua più colma di consonanti in Europa è forse il polacco. Per farvi capire la differenza basta vedere come si dice, per esempio, buon compleanno. In polacco è "Wszystkiego najlepszego!", in ungherese "Boldog születésnapot!". E' curioso però che le uniche due lingue in cui si trova il digramma (doppia lettera che indica un solo suono) 'sz' siano il polacco e l'ungherese, anche se la leggono in maniera opposta: in ungherese è una semplice 's' (esse), mentre in polacco una 'sc' (come in 'sciare'). Dico sempre che è facile riconoscere l'ungherese (scritto). Se trovate una 'sz' e tante vocali con degli accenti strani, allora è ungherese. Se invece ci sono le 'sz', ma è pieno di consonanti e non ci sono vocali con accenti strani, allora è polacco.

Ma ora volevo fare una comparazione tra l'ungherese e lo svedese, essendo tutti e due, come già detto, dominati dalle vocali. E sono queste a mettere più in difficoltà gli italiani. Di consonante ce n'è una sola difficile sia in ungherese che in svedese. In ungherese il digramma 'gy' che ha un suono simile a quello che si trova in 'adieu' in francese (esempio: nella parola 'magyar', magiaro/ungherese). In svedese, invece, è difficile pronunciare (pure per me) i digrammi 'sj' e 'sk' (per esempio in 'sju', sette) che sono entrambi una specie di h molto aspirata. 

L'alfabeto ungherese ha 14 vocali, quello svedese ne ha 9, in confronto alle 5 vocali dell'alfabeto italiano. I numeri però sono fuorvianti. In realtà le 14 vocali ungheresi corrispondono a 9 suoni. Infatti, 5 di esse sono differenti soltanto nella loro lunghezza. Così i-í, o-ó, ö-ő, u-ú e ü-ű indicano lo stesso suono in versione corta e lunga. Ecco tutto l'alfabeto ungherese (composto di 44 lettere):


L'unico suono composto di tre lettere, 'dzs', in realtà si usa soltanto in parole di origine straniera, come dzsessz (cioè 'jazz') o dzsem (cioè 'jam'). W, x e y si usano ugualmente soltanto in parole straniere (un altro buon indizio per distinguere l'ungherese dal polacco che invece è pieno di w). La y (ipszilon) in ungherese non corrisponde a nessun suono, la si usa solo nei digrammi (gy, ly, ny, ty). Quindi possiamo dire che chi vuole imparare a parlare l'ungherese, deve imparare a pronunciare 35 suoni diversi ('ly' e 'j' si pronunciano nello stesso modo), e a dare importanza alla lunghezza delle vocali. Infatti, per esempio kor e kór sono due parole diverse. La prima significa 'età', la seconda 'malattia'. Non è proprio la stessa cosa...

Lo svedese ha gli stessi 9 suoni (di vocali) dell'ungherese, anche se le lettere hanno accenti diversi. La å per esempio corrisponde alla ó ungherese, e la ä alla nostra e. La cosa curiosa è che nell'alfabeto svedese, composto di 29 lettere, le vocali con gli accenti strani si trovano in fondo. In questo modo:


Come vedete, niente consonanti strane nello svedese.

Il numero delle vocali è fuorviante pure per l'italiano che sulla carta ne ha solo cinque. In questo l'italiano, credetemi, è più difficile dello svedese e dell'ungherese che indicano sempre che suono devi pronunciare (parliamo solo delle vocali adesso). L'ungherese ti indica addirittura la lunghezza! In italiano invece l'apertura di una vocale non è segnalata in alcun modo e varia pure da regione a regione, assumendo diverse sfumature. La cosa più difficile è sapere quando pronunciare la 'e' in maniera aperta e quando in maniera chiusa. Non è solo una sofisticatezza per chi vuole parlare senza accento. A volte fa proprio differenza. Per esempio non ricordo mai quale pronuncia di 'pesca' sta per la frutta e quale per l'attività di pescare. Un ungherese parla in italiano con le 'e' molto aperte e con la 'o' chiusa alla barese. Negli anni sono migliorata molto in questo senso, ma credo che le vocali mi tradiscano ancora ognitanto. :)

Vi lascio due video per illustrare quanto scritto e per farvi sentire, se vi interessa, le vocali di queste due lingue. Prima un video ungherese: è la prima parte di un'intervista a uno dei miei attori preferiti, Péter Rudolf, in uno dei miei show televisivi preferiti.



Per un esempio svedese, invece, ecco una scena da un film famoso di Ingmar Bergman, Il posto delle fragole (in svedese Smultronstället), del 1957.

mercoledì 13 aprile 2011

I primi fiori

Qualche mese fa in una sua email il mio professore di Firenze mi consolava scrivendomi che per quanto possa essere duro l'inverno scandinavo tanto sarà una gioia l'arrivo della primavera. E' vero, l'arrivo della primavera è fonte di gioia, ma non di più di quanto lo è in Italia, specie a Firenze, dove l'inverno è grigio e piovoso. Non è l'intensità della gioia a fare la differenza. E' il fascino. Qui la primavera arriva in maniera molto lenta e graduale. Percepisci il suo avvicinarsi giorno dopo giorno. Ogni giorno scopri qualcosa di nuovo nella natura, un piccolo passo verso la bella stagione, piccole tracce della rinascita. Ogni giorno qualcosina in più.

Tuttora non è del tutto primavera. Gli alberi sono ancora spogli, buona parte dell'erba è ancora gialla, ma il verde sta avanzando. E venerdì scorso ho visto i primi fiorellini spuntare dalla terra:


8 aprile 2011

Poi qualche giorno dopo mi sono accorta dei fiori spuntati dietro casa, di diversi colori:







E ho visto un altro tipo di fiore ancora nel campus:


E' curioso anche seguire come il verde avanza:

 

Si capisce chiaramente che è il sole a resuscitare la natura. I posti esposti al sole sono i più verdi, quelli all'ombra ancora gialli. Fino a poco tempo fa era la stessa cosa con i mucchietti di neve. In questo periodo è facile orientarsi e capire dov'è nord e sud. I residui di neve si trovavano al lato nord est degli alberi e delle colline, così come adesso l'erba gialla.

Al lato sud del mio edificio il verde abbonda ormai:



Una cosa però non capisco. Adesso che si è sciolta tutta la neve, e gli alberi e cespugli si ritrovano spogli, ci si accorge che alcuni hanno ancora delle foglie gialle attaccate. Come hanno potuto resistere quelle foglie a questo inverno? Vedete per esempio la parte inferiore di questo albero:


Ma c'è anche un intera fila di cespuglio con le foglie gialle-marroni:



Probabilmente c'è una spiegazione scientifica semplice, ma si vede che la botanica non è il mio forte...

Quindi, come vedete, lo scenario non è ancora molto primaverile. Adesso i colori sono sul verde-marrone-giallo. Insomma, sembra un po' tardo autunno...

lunedì 11 aprile 2011

Aggiornamento sul ginocchio (e sul sistema sanitario svedese)

Eccomi a raccontarvi gli ultimi sviluppi del mio sciagurato ginocchio. Anche se non ci sono grandi novità quanto alla diagnosi, sto facendo conoscenza con il sistema sanitario svedese. Ero tornata in ospedale per una visita di controllo, e la settimana scorsa per una radiografia. Questo venerdì invece mi attende una risonanza magnetica.

Finora il medico svedese (lo stesso giovane della prima visita) mi ha detto il contrario di tutto ciò che mi avevano detto in Ungheria e in Italia. Secondo lui non ho rotto il menisco, o per lo meno non in maniera abbastanza grave che fosse da operare. Ma devo anche dire che è stata una tipica manifestazione della legge di Murphy: tutte e due le volte sono arrivata da lui che mi poteva girare il ginocchio come gli pareva e non mi faceva male... (non è che potevo inventarmi dei dolori qua e là solo per convincerlo che il problema era serio). Il problema, tuttora, è più che altro caricarlo e camminare, non i movimenti senza carico. Adesso cammino bene, ma sento ancora un po' di dolore, e spesso ho la sensazione come se il ginocchio stesse per uscire fuori di nuovo.

L'altra cosa di cui il medico svedese ha un'idea diversa è la risonanza magnetica. Il chirurgo che mi aveva operato mi ha detto chiaramente che non la potevo più fare, dato che ho due viti nel ginocchio, parzialmente di metallo, e pure il fisioterapista italiano mi ha confermato che gli avrei spaccato la macchina. Solo dopo aver insistito un po' su questo punto (non vorrei che l'ospedale di Örebro dovesse ricomprare la macchina di risonanza per colpa mia...) che il medico ha deciso che allora prima avremmo fatto una radiografia per vedere esattamente quanto metallo ho nel ginocchio. Con mia grande sorpresa il risultato della radiografia è stata che posso fare la risonanza. Staremo a vedere. Chissà, forse loro hanno macchine migliori di quelle italo-ungheresi che non si lasciano disturbare... Anche sul fronte delle operazioni sembrano essere più avanti. Il medico giovane mi ha informato che qui in Svezia pure la ricostruzione del legamento crociato anteriore la fanno in artroscopia. Mai sentito che la facessero in artroscopia in Ungheria o in Italia... (l'operazione al menisco sì, ma non la ricostruzione del LCA).
Nel frattempo dovevo iniziare la fisioterapia. Secondo il medico, se il problema al menisco è serio, con la fisioterapia peggiorerà (rassicurante, vero?). Ma qui nella realizzazione c'è stato un intoppo. Pensavo che mi arrivasse una lettera con la data del primo appuntamento con il fisioterapista, invece per due settimane non è arrivato niente. Così quando sono tornata in ospedale per la radiografia, mi sono informata se dovevo fare qualcosa e loro mi hanno confermato di aver inviato la richiesta al Rehab Centrum il giorno stesso della visita di controllo, e che mi avrebbero contattato loro. Stamattina ho telefonato al centro, ed è venuto fuori che non mi hanno chiamato perché non avevano il mio numero di telefono! Non so chi abbia sbagliato (immagino il medico), ma nessuno mi ha mai chiesto il numero di telefono... Insomma, ora ho lasciato il numero e sono in attesa che si liberi un posto.

A parte questo episodio, e al contrario del sistema dei Vårdcentral, l'ospedale si è rivelato molto efficiente. Un posto tranquillo, ben organizzato. Alla visita di controllo sono arrivata con venti minuti di anticipo, e il medico mi ha ricevuto subito! (Venti minuti prima dell'ora prefissata quindi.) Nel corridoio non c'era un'anima, e neanche dopo di me c'era una folla di gente ad aspettare di essere visitata. Insomma, è il sogno dei medici questo posto! Spero vivamente che lo sia anche dei pazienti però...

Quanto ai costi: avendo il personnummer e un contratto di lavoro regolare in Svezia, ho un trattamento pari agli svedesi. Per la visita c'è un ticket da pagare, di 250 corone (circa 26 euro, quindi il doppio che in Italia), ma ti danno un foglio dove ti segnano tutti i pagamenti, e se arrivi a 900 corone, poi quell'anno non devi più pagare. Quindi il tetto massimo annuale è di 900 corone, meno di 100 euro, che mi sembra una somma ragionevole. Per la radiografia invece non mi hanno chiesto una corona. Ancora non so come saranno i costi della fisioterapia.

Se volete sapere di più del sistema sanitario svedese, vi consiglio di leggere alcuni post di altri blog italo-svedesi:
  • Due racconti di un medico italiano a Norrköping qui e qui (a cui faccio di nuovo gli auguri anche da qui per l'arrivo della piccoletta!) :)
  • Come funziona il sistema sanitario di un altro medico italiano sempre di Norrköping (e pure a loro auguri per il piccoletto!) ;)
Aggiornamento (14 aprile 2011): mi correggo. Mi è giunta notizia da più parti che la ricostruzione del LCA in artroscopia la fanno anche in Italia.

    venerdì 8 aprile 2011

    Giacomo volante

    Flygande Jakob ovvero Giacomo volante. No, non è un personaggio delle fiabe svedesi, né il soprannome di qualche calciatore nordico... E' un piatto svedese! E' un piatto molto popolare, ma non tradizionale, in quanto inventato negli anni Settanta da un cuoco di nome Jacobsson, appunto. Mi è capitato un giorno alla mensa universitaria. A vedersi sembrava un innocuo stufato di pollo. Solo mangiando ho scoperto tutti gli ingredienti:
    pollo, bacon, banana, chili, panna e arachidi... tutto mescolato!

    L'aspetto è così: 


    Beh, scansando i pezzi di banana e le nocciole, non era poi così male... Facendo una ricerca su internet, ho capito che è un piatto servito soprattutto ai bambini e che ogni famiglia lo prepara un po' a modo suo. (Chissà che ci mettono... magari anche un po' di cioccolata e patatine per i bambini... Chi ne ha più ne metta. Tanto la combinazione mi sembra talmente casuale...) Per la ricetta in inglese vedete qui, in svedese qui.

    Dà proprio l'idea di un piatto del tipo "tutto quel che è rimasto in frigo", ma non credo che a un italiano sarebbe mai venuta in mente una combinazione del genere... Ma neanche a un ungherese. Gli svedesi in genere amano molto mescolare il dolce con il salato (la carne con marmellata è un classico), e in certe combinazioni ha pure il suo perché, ma qui mi sembra un po' esagerato... Comunque se a loro piace...

    E' un po' come la zuppa di pesce con tanto di panna e latte di cocco che mi è capitato di  mangiare qualche mese fa. Ma, mi chiedo io, come ti viene in mente di mettere il latte di cocco nella zuppa di pesce? C'è il cocco in Svezia?!? Vabbè... è stata un'esperienza anche quella...

    Insomma, de gustibus... Il mio palato si è italianizzato.



    Il quadro degli Uffizi in appendice

    Oggi ho proprio voglia di un po' di arte. Mi manca. Mi manca tanto la primavera fiorentina, le passeggiate in centro e nei miei luoghi preferiti. Non vedo l'ora di arrivare a giugno ed essere lì di nuovo. Per pura casualità negli stessi giorni ci sarà un gruppetto di amici di mia madre a Firenze, in visita turistica, così tornerò a fare la guida e li porterò un po' in giro.

    Oggi vi propongo un quadro di Alessio Baldovinetti, una Madonna con Bambino tra Santi (tanto per cambiare...) del 1454 circa. Si chiama anche Pala di Cafaggiolo, perché la sua collocazione originale fu nella villa medicea di Cafaggiolo. I santi da sinistra verso destra sono: i santi protettori della famiglia Medici, Cosma e Damiano, il santo patrono della città di Firenze, San Giovanni Battista, poi sulla destra della Vergine San Lorenzo, San Giuliano e San Antonio Abate. I due santi in ginocchio sono San Francesco d'Assisi e San Domenico.


    E il particolare: il tappeto. Quasi moderno!

    mercoledì 6 aprile 2011

    Primavera svedese

    Sono passate più di due settimane dall'ultima nevicata (18 marzo), e da diversi giorni che la temperatura non va più sotto zero neanche di notte. Ci sono ancora dei cumuli di neve qua e là, ma il più si è già sciolto. Per ora è tutto qui la primavera. Ecco una foto scattata ieri:


    Niente verde, niente fiori, niente esplosione di colori. Per ora. Mi dicono che arriveranno a maggio. Nel frattempo sentire gli amici ungheresi e italiani che si godono la primavera, quella vera, e vedere le foto di picnic sul prato la domenica, fa una certa invidia. Comunque le temperature adesso sono più piacevoli, 10 gradi di massima. Il problema è che piove molto, e il cielo è quasi sempre coperto. Era meglio l'inverno!
    Adesso le giornate sono sempre più lunghe, c'è già un'ora di luce in più rispetto a Firenze (15 ore qui, 14 là). (So che il mio blog a volte sembra un bollettino meteorologico, ma è uno degli aspetti più interessanti della Svezia...)

    In ogni caso, grazie alle temperature più miti, iniziano a sentirsi alcuni vantaggi della primavera. Per esempio posso guidare in maniera normale, non come se ci fossero delle uova sotto i pedali (non c'è più rischio di ghiaccio). Poi, è ripartito il volo diretto Pisa-Stoccolma della Ryanair! Gabriele ha preso il primo volo disponibile la settimana scorsa, e questo weekend ci siamo dedicati un po' alla nostra casetta. Abbiamo comprato una nuova libreria-orologio che avevamo adocchiato all'Ikea diverso tempo fa. Ecco come sta in salotto:

     

    Incredibilmente, la primavera ha anche degli svantaggi però. Per esempio, il ritorno dei ciclisti! E' un vero guaio per gli autisti socializzati altrove, tanto più se in Italia. Qui sono i ciclisti a dominare la strada, hanno assoluta precedenza sulle auto. Ce l'hanno anche i pedoni, ma loro non sono tanto un problema, dato che sono lenti. I ciclisti invece ti sfrecciano davanti a volte neanche guardandosi intorno. In più qui ci sono parecchi incroci in cui, se giri a destra col semaforo verde devi dare la precedenza ai pedoni e ai ciclisti sulle strisce, e quelli che arrivano da destra veloci sono veramente difficili da vedere in tempo. Il risultato è una guida superattenta e lenta, ergo noiosa...
    La soluzione, lo so, è comprare una bici! La temperatura attuale (e la pioggia) non è ancora molto invitante, e purtroppo il ginocchio per ora non me lo permette, ma appena posso mi convertirò in ciclista!

    Prossimamente: aggiornamento sul mio ginocchio (oggi ho fatto una radiografia).

    E una canzone per stasera: