lunedì 20 dicembre 2010

Sfatato un mito

Quello del buio... Prima di venire in Svezia la mia preoccupazione principale riguardo all'inverno non era il freddo, ma il buio.  Il freddo si combatte, qui le case sono ben riscaldate e nei negozi puoi comprare l'abbigliamento adatto anche per i meno venti. In Italia ho imparato, però, che la quantità di luce influisce sull'umore della gente, e che è più facile vedere "il lato splendente della vita" (il famoso bright side of life) se splende il sole. E dall'altro canto la cosa diventa più difficile se c'è un buio perenne. Siccome il buio dell'inverno scandinavo mi preoccupava, era la cosa su cui cercavo di informarmi con la più ardente curiosità prima di venire in Svezia. Avevo sentito racconti di giornate buie con un sole sull'orizzonte che lascia solo un chiarore, ma non ha la forza di illuminare il paesaggio. Niente di più sbagliato!

Sarà che non sono così tanto a nord, ma insomma, la maggioranza degli svedesi non abita più a nord da me. (Abito all'altezza di Stoccolma, quindi la quantità di luce è la stessa che nella capitale.) Sarà che quest'anno la neve è arrivata prestissimo, quindi ci siamo risparmiati un novembre grigio e piovoso. Con il bianco della neve che ricopre tutto è difficile avere la sensazione del buio. Sarà che ero preparata a molto peggio. Guardate questa foto scattata il 10 dicembre alle ore 13:


Vi sembra un chiarore di un sole debole questo? E' vero che il sole rimane sempre basso, ma non perde la sua forza di illuminare, ha solo forse una luce più giallastra e il tramonto dura più a lungo, il che rende i colori ancora più belli. Ecco una foto che vi fa capire a cosa mi riferisco:

Scattata il 12 dicembre alle 15.13

Sono stata fortunata con quest'ultimo mese, perché ci sono state un sacco di giornate di cielo sereno. Spesso mi dispiaceva di non avere l'occasione di fare due passi con quel bel sole perché dovevo lavorare, e l'università non è in centro città.

Quanto alla lunghezza delle giornate: oggi (il giorno più corto dell'anno, insieme al giorno di domani) il sole è sorto alle 8:54 ed è tramontato alle 15:00 preciso. Questo significa 6 ore di luce piena, più la durata del crepuscolo prima e dopo. A me sembra che la mattina il chiarore duri di più che nel pomeriggio dopo il tramonto, ma forse mi sbaglio. Una cosa interessante è che domani la giornata non sarà né più corta né più lunga. Guardate questo disegno:


E' un c.d. sun path diagram che rappresenta il percorso del sole durante l'anno a Örebro. Io purtroppo non ci capisco molto, ma ho notato che dal 21 settembre le giornate non si sono accorciate con la stessa velocità, ma in maniera decrescente. Non so se mi spiego. Il 30 ottobre ho scritto che le giornate si sarebbero accorciate di 5 minuti ogni giorno. Poi ho notato che questo era vero soltanto fino a un certo punto, perché poi la velocità dell'accorciamento è andata diminuendo. Ora a dicembre la durata della luce si accorcia solo di 2 minuti. I motivi sono da ricercare nel latitudine e nell'angolazione del sole. Ma più che cercare di spiegare una cosa di cui non mi intendo, vi lascio qualche link per poter approfondire l'argomento se vi interessa:
E con questo vi auguro Buon Natale! Domani parto per l'Ungheria, tempo permettendo. Qui per Natale promettono una forte nevicata e disagi nei trasporti, ma domani dovrebbe essere ancora tutto tranquillo. Le temperature adesso stanno scendendo: domani -15, dopodomani -20. Domani dovrò prendere due treni, un pullman e un aereo, quindi speriamo bene...

Buone Feste a tutti!

mercoledì 15 dicembre 2010

La Svezia è il terzo esportatore di musica del mondo

Il libro di lingua svedese che usiamo al corso all'università (RivStart) dice che la Svezia è il terzo esportatore di musica del mondo. Il titolo sembra conteso tra l'Italia e la Svezia. E' stato attribuito anche all'Italia, anche se messo in dubbio da alcuni. Fatto sta che ci sono tanti gruppi e cantanti svedesi che cantano in inglese, e quindi sono più facilmente vendibili sul mercato internazionale.

Essendo un grande amante della musica, negli ultimi anni soprattutto del genere rock, mi ha subito incuriosito quali sono i gruppi che conoscevo già ma non sapevo che fossero svedesi. Non gli ABBA, quindi, di cui tutti sanno che provengono dalla Svezia, e che non sono mai stati tra i miei preferiti, a parte The Winner Takes It All che adoro e trovo molto emozionante. Un altro gruppo di cui si sa che è svedese sono i Europe degli anni Ottanta. Forse non tutti sanno però che sono diventati famosi grazie a un talent show dove hanno partecipato con il nome Force.

Il terzo gruppo più famoso della Svezia (all'estero) sono i Roxette, di Halmstad, del sud della Svezia. E a loro vorrei dedicare qualche parola in più dato che una loro canzone ha segnato la mia infanzia. Non so voi, ma io collego certe melodie a un periodo della mia vita, e queste melodie riescono a richiamare in me l'atmosfera e lo stato d'animo dell'epoca. Tra l'altro è per questo che ammiro e adoro tanto la musica. Insomma, tra le mille cose che provai da piccola ci fu un anno di danza moderna ("balletto jazz" si chiamava). Avrò avuto una decina d'anni. Il corso che frequentai era tenuto da due giovani ballerini professionisti (ricordo che festeggiammo il 25esimo compleanno di uno di loro e che all'epoca mi sembravano adultissimi), e consisteva nell'imparare una coreografia da presentare in pubblico alla fine (ma ci insegnarono anche la salsa per esempio). La musica era una canzone dei Roxette! The Look. Ve la ricordate?


Gruppi di cui invece non avevo idea che fossero svedesi sono:

- gli Ace of Base degli anni Novanta (e all'epoca era il genere di musica che ascoltavo...)

- i Cardigans che avevo già menzionato in uno dei miei primi post, quando sono passata a Jönköping, loro città d'origine

- la cantante di colore Neneh Cherry, della quale mi viene in mente soprattutto il bellissimo duetto cantato con Youssou N'dour, 7 Seconds, del 1994

- negli anni Novanta poi ci sono stati diversi musicisti svedesi che sono diventati famosi sulla scena internazionale, tra cui Dr. Alban (non potete non ricordare It's My Life e Hello Africa, o la mitica Sing Hallelujah che a me piaceva molto) e Eagle Eye Cherry (la sua canzone più famosa è Save Tonight), entrambi di origine africana, o gli Army of Lovers (di loro sono note Crucified e Obsession), i Rednex dell'insopportabile Cotton Eye Joe, ed Emilia (Rydberg), la cantante della bellissima Big Big World. Di lei ho scoperto che l'anno scorso ha cantato un duetto con un cantautore ungherese.  La canzone è cantata in parte in ungherese (da lui), in parte in inglese (da lei), ma il ritornello finale è cantato in ungherese da entrambi! Ecco il video:



Esiste anche la versione completamente in inglese. E prima che ve lo chiediate: suo padre è africano (etiope) e sua madre è svedese. Lei è nata e cresciuta a Stoccolma.

Altri musicisti più recenti provenienti dalla Svezia sono gli Alcazar di Crying At The Discoteque (del 2000) e il DJ Eric Prydz di Call On Me (del 2004). Esistono anche numerosi altri che invece non conosco, anche perché in questi anni ho smesso di seguire la musica contemporanea, mentre non finisco mai di scoprire quella degli anni Sessanta e Settanta.

Il prossimo obiettivo è conoscere la musica svedese cantata in svedese. Suggerimenti?

lunedì 13 dicembre 2010

Immagini natalizie dalla Svezia

Sono stata un po' taciturna in questi giorni, perché fino a domani ho come ospite mio babbo che è venuto a trovarmi. Nel weekend, freddo permettendo, abbiamo fatto qualche giretto in città e fuori. Sabato siamo andati alle terme di Lucca, a circa 50 km da qui. Ok, scherzo, si scrive Loka, ma si pronuncia proprio Lucca! Quando l'ho sentito nominare per la prima volta anch'io sono rimasta sorpresa. (Per dimostrarvi che la Toscana mi perseguita, il Comune di Örebro ha una frazione che si chiama Gräve, pronunciasi Greve...)

Oggi invece di raccontarvi di attentato o di Santa Lucia vorrei semplicemente farvi vedere qualche foto scattata in questi giorni, in pieno periodo prenatalizio. (In fondo al post comunque trovate qualche link relativo agli altri due argomenti, nel caso vi interessassero.)

Decorazioni simpatiche (e costosissime) in vendita a Bauhaus
Bosco bianco a Loka
L'ingresso delle terme
L'albero di Natale delle terme
Un albero di Natale innevato a Loka

Se volete sapere di più dell'attentato di Stoccolma di ieri l'altro, vi consiglio di leggere il punto di vista degli italiani che a Stoccolma ci vivono:

Quanto a Santa Lucia, invece, stamattina ci siamo alzati alle 6 e mezza per andare a vedere la festa all'università. La mensa tutta al buio, e il coro universitario vestito in bianco che arriva in fila indiana con una candela in mano cantando canzoni natalizie. E' stato bello! Se volete sapere di più di questa tradizione svedese, ecco un post di Franco e una pagina esplicativa.

mercoledì 8 dicembre 2010

Gli esami universitari in Svezia

Ora che ho un minimo di esperienza di esami universitari in Svezia, posso raccontare un pochino. Per mia fortuna, ho potuto sperimentare il sistema da entrambi i lati: sia come studente che come insegnante. E devo dire che ho scoperto molto di più grazie al primo. Premetto che quel che dico vale per l'università di Örebro, ma sospetto (e sento dire) che il sistema sia lo stesso anche nelle altre università svedesi.

Come avevo già menzionato in un post precedente, qui tutti gli esami sono scritti. Personalmente non sono molto favorevole a questo sistema, specialmente a giurisprudenza, dove le abilità retoriche sono importanti. Per quanto ho capito, siccome qui gli studenti hanno il sacrosanto diritto di contestare il risultato dell'esame, ciò sarebbe molto più difficile nel caso di un esame orale, e poi lo scritto è anche una forma di autotutela da parte degli insegnanti che in questo modo riescono a difendere e giustificare meglio la loro posizione (cioè il voto). Io però credo che l'esame orale, nonostante apparentemente più soggettivo, in realtà sia un metodo più efficiente di valutare il grado di preparazione dello studente. Lascia molto meno spazio a fraintendimenti e permette all'esaminatore di verificare se lo studente capisce quel che dice o  solo l'ha imparato a memoria. Semmai può avere un senso combinare i due metodi, perché certamente la scrittura è importante, ma avere soltanto esami scritti a giurisprudenza mi sembra pura follia. Comunque per fortuna i seminari offrono spazio per valutare le abilità orali degli studenti, dato che qui  non sono tanti (circa 150 iscritti all'anno a giurisprudenza), e questo compensa un po' l'assenza di esami orali.

Nel caso del corso di lingua svedese, alla fine del quale ho potuto dare un esame da studente, prima dello scritto c'è stata anche un "oral presentation", ma non so questo in che misura abbia influenzato il voto finale. Credo che il voto finale sia fondato solo sullo scritto, e all'orale bastava la sufficienza per poter poi fare lo scritto. Ma la cosa interessante da raccontare è l'organizzazione degli esami scritti. Al campus esistono delle aule apposite per gli esami, le c.d. sale di scrittura o skrivsalar, nelle quali i banchi sono tutti singoli (vale a dire per una sola persona), messi in fila precisa, come vedete anche nella foto sopra. In una sala si svolgono più esami contemporaneamente, anzi è proprio una regola che in ogni fila ci sono studenti provenienti da facoltà diverse. Infatti, quando sono arrivata in aula, un po' all'ultimo, mi sono seduta all'unico posto che era ancora libero, e solo quando ci hanno distribuito i fogli mi sono resa conto di trovarmi nella fila sbagliata. Erano domande di biologia! (Infatti, mi sembrava strano che fossimo in cinquanta a dare l'esame di svedese...)

Ma ci sono state anche altre cose che mi hanno colpito. Davanti a ogni sala di scrittura c'è un'anticamera dove ognuno deve lasciare la giacca e la borsa, e da qui si accede a un bagno, così che gli studenti non debbano  (e non possano) allontanarsi se devono fare i loro bisogni, cosa che può facilmente capitare, dato che l'esame dura sempre cinque ore. E non pensate che duri cinque ore perché ci sono così tante domande a cui rispondere o così tanti compiti da risolvere, ma è di nuovo la conseguenza dei diritti sacrosanti dello studente. Io dopo un'ora avevo già finito, e non sono stata neanche la prima a consegnare. Poi, a sorvegliare lo scritto non sono dei professori, e neanche dei dottorandi, ma semplice personale amministrativo. Quindi non c'è nessuno a cui chiedere un eventuale chiarimento su una domanda.

Per quanto riguarda i voti: dipende dal corso di laurea. In ogni caso sono massimo tre (oltre a quello dell'insufficienza). Quindi generalmente: G (che sta per "buono) e VG (che sta per "ottimo"). A voi italiani non lo devo dire che è un sistema di voti estremamente limitante che non permette la giusta differenziazione tra gli studenti, la cui preparazione è molto più variegata di due semplici gradi.
Devo dire che per me pure il sistema italiano era sembrato strano all'inizio, nel senso opposto. Trenta voti mi sembravano troppi, ma poi mi ci sono abituata (anche perché alla fine in realtà sono solo tredici, dal 18 in su, quattordici se consideriamo anche il trenta e lode). So che sono trenta perché in teoria una commissione di esame dovrebbe essere composto di tre membri e ognuno di loro può dare fino a dieci punti. (il voto usato nelle scuole inferiori). E alla fine mi sono trovata bene con il sistema italiano. Ho dato pure tanti ventinove, ed è un voto che difendo sempre, non accettando la teoria che ne fa una questione di principio, dicendo che dare un ventinove è brutto.

In Ungheria i voti invece sono solo quattro (1 è insufficiente, e poi da 2 a 5), questo dagli elementari fino all'università. Quindi, vedete, in Italia ho dovuto imparare a fare più differenziazione, qui invece mi devo limitare ancora di più che in Ungheria... Anche se nel caso di uno scritto il voto è il risultato di un calcolo matematico, più che di una valutazione complessiva. Infatti, siccome non ho avuto ancora un corso tutto mio in questo primo semestre passato a Örebro, ho soltanto dato due domande al titolare del corso in cui avevo fatto diverse lezioni e ho corretto le risposte (di 45 studenti).

Insomma, per ora ecco tutto. Magari alla fine dell'anno accademico potrò fare valutazioni più accurate...

lunedì 6 dicembre 2010

Paperelle 2.0

Avrei potuto intitolare il post anche alla "giuridichese": paperelle bis, ma siccome simpatizzo pure con l'informatica (per diversi motivi, alcuni anche evidenti ;)), ho scelto questo titolo qua...

Le anatre resistono ancora. A questo punto direi che ormai rimangono tutto l'inverno. E' impressionante però che sopportino così bene questo freddo. La settimana scorsa il termometro ha toccato i -20!

Papere sul sentiero
Papere nel fiume
E ancora papere...
Il fiume in tutta la sua larghezza
Il fiume invisibile

E oggi per la prima volta da quando ho aperto questo nuovo blog ho scritto un post anche in quello vecchio. Ma è una riflessione che non c'entra niente con la Svezia, quindi la vedo meglio lì che qui.

venerdì 3 dicembre 2010

Apparenza e sostanza

Una cosa che apprezzo in questo popolo (anche se ancora non li conosco tanto bene, ma diciamo così come prima impressione o "a pelle"), è che non ci tengono in modo particolare all'apparire, soprattutto in confronto agli italiani. Qui puoi vestirti come ti pare e nessuno ci fa caso o ti giudica in base a questo. Così come neanche in base alla macchina che hai. Vedo poche macchine fighe in giro, nessuna Ferrari o Porsche, poche Mercedes. La macchina qui non sembra essere uno status symbol (su questo aspetto in particolare vi invito a leggere un post su One Way To Sweden). E in questo credo che la Svezia sia un'eccezione in Europa, mentre l'Italia la regola (e l'Ungheria segue la regola).

Per quanto riguarda l'abbigliamento, però, gli italiani sono particolari. Pure persone per niente snob ci tengono. La gente osserva come ti vesti e te lo fa pure notare. A me era capitato più di una volta, così pian piano ho imparato a vestirmi anch'io. Anche se non ho mai seguito la moda, ho imparato a stare attenta ai colori e agli abbinamenti. Ho sempre ammirato il senso estetico degli italiani che li contraddistingue dagli altri popoli. Hanno un senso del bello innato o, meglio, lo assorbono fin da piccoli. Ho imparato veramente tantissimo in questo senso in Italia. Apprezzavo tanto che la gente comune fosse curata. (Certamente esiste l'altro lato della medaglia e molti esagerano, ma questa è un'altra storia.) La mia meraviglia è stata che questo senso estetico caratterizza anche le persone più semplici e non solo una certa classe sociale.
Con questo non voglio dire che gli svedesi siano sporchi o indossino degli stracci, ma si vede tanta gente in giro che se ne infischia dell'ultima moda o che si mette abiti dai colori improbabili o non abbinati tra loro (mica solo in Svezia, lo so), e io stranamente pure questa cosa la apprezzo.

Lo dico tra parentesi che sono convinta che il successo e la fama degli uomini italiani all'estero sia in gran parte dovuto al fatto che sono curati. Questo ancora di più nell'Europa dell'Est dove l'uomo era considerato uomo se aveva la panza e puzzava di sudore (con un po' di esagerazione). In ungherese c'è un detto: "elég ha a férfi csak egy fokkal szebb az ördögnél", è sufficiente che l'uomo sia appena un po' più bello del diavolo...  Un uomo curato e vestito alla moda era considerato poco virile o snob. Dico "era", perché le cose stanno cambiando, e per la mia generazione non è più così, almeno in Ungheria. Insomma, credo che la donna non abbia mai appoggiato questa idea di "virilità" che gli uomini avevano di sé stessi, ma che si poteva fare... in una società maschilista com'era tutta l'Europa all'epoca.  Non credo affatto che gli uomini italiani siano più belli di altri (bello e brutto c'è ovunque, e poi è questione di gusti), ma che riescono a valorizzarsi, e questo conta proprio tanto. (La cura di sé ovviamente è solo una spiegazione parziale del successo, dall'altro lato c'è anche un approccio diverso alle donne, più intraprendente e più sicuro di sé, ma questo è un altro discorso...)

Insomma, queste differenze mi hanno fatto pensare. Perché, badate bene, il fatto che gli italiani ci tengano all'apparire non significa che siano superficiali. E la gente tende a confondere le due cose. Infatti, è un pregiudizio diffuso nei confronti degli italiani che siano persone superficiali (almeno io l'ho  sentito dire spesso da ungheresi), ma questo non è affatto vero! Ho conosciuto tanta gente profonda e di spessore in Italia. Apparenza e sostanza sembrano non avere alcuna correlazione. E poi come si fa a diventare superficiali crescendo tra le bellezze artistiche e naturali che offre l'Italia? Il bello ti insegna a lasciarti andare e a goderti l'attimo, sì, ma anche a capire la profondità e la complessità della natura umana.

martedì 30 novembre 2010

Altre particolarità delle case svedesi

Nel primo post sulla nuova casa, ovviamente, non sono riuscita a raccontare tutto, ed è da tempo che stavo pensando di scriverne un altro. Oltre al bagno senza box doccia e bidet, il linoleum per terra, la lavanderia condominiale e l'immagine dell'omino impiccato da un bidone in ascensore, ci sono altre piccole particolarità che mi hanno colpito nella mia nuova abitazione. Premetto che tutto ciò vale per i palazzi condominiali comunali di una certa età, e non ho idea se sia vero anche per le case nuove. Andiamo con ordine...

Le finestre

Certamente finestre a doppio vetro, ma non è questa la novità, come neanche le veneziane tra i due vetri. Invece ho subito notato una strana lunga porticina al lato delle finestre che sembra far parte dell'infisso stesso. Siccome è difficile descriverla, le ho fatto una foto per farvela vedere.


(Scusate per la cattiva illuminazione, ma il contrasto con il bianco dell'esterno era proprio forte). Se apri questa porticina, vedi questo:


C'è un filtro dentro. E sulla prima foto potete notare una piccola valvola in alto su questa porticina (sì, lì nell'oscurità). Quella valvola piccola piccola serve per fare entrare aria! Per poter ricambiare l'aria in casa anche senza dover aprire la finestra. Credetemi che quando fuori tira un vento gelido di meno venti, la cosa si rivela di una certa utilità. C'è anche un'altra fessura lunga e stretta sopra le finestre che non ho fotografato. (Ancora non ho capito se abbiano funzioni differenti.)

La cassetta della posta

Non c'è. Invece c'è una fessura nella porta d'ingresso dell'appartamento, così che tutta la corrispondenza ti arriva direttamente in casa. Dato che il consumismo ha raggiunto anche la socialdemocratica Svezia, ciò significa tonnellate di pubblicità, offerte e giornalini da calpestare ogni sera che arrivi a casa e apri la porta. In più non è proprio piacevole sentire il botto della carta che casca per terra nell'ingresso in qualsiasi momento della giornata quando passa il postino o il ragazzo che distribuisce i volantini (senza bussare, naturalmente). Questa strana contraddizione della Svezia non l'ho ancora capita. Ma non erano loro che tengono la distanza e rispettano la tua privacy?!? A me decisamente non piace l'idea di avere un buco nella porta della mia casa dove chiunque può infilare qualsiasi cosa... (non è un buco neanche tanto stretto! sarà 25 per 6-7 centimetri).

Il citofono

Neanche questo c'è. La porta giù è aperta fino alle 21, dopodiché soltanto i condomini possono entrare con la chiave. Adesso, nell'era dei cellulari, la cosa non mette in particolare difficoltà gli abitanti, ma mi chiedo io come facevano vent'anni fa. Se volevi fare una visita a sorpresa a un tuo amico o semplicemente passavi di lì e volevi salutarlo dopo le 21 di sera, come facevi?!? La so la risposta: non lo facevi. (Anche perché mi è difficile immaginare uno svedese che urla davanti a una casa per attirare l'attenzione dell'amico che abita al quarto piano.) E ora che ci penso è anche abbastanza consono con lo stereotipo svedese: niente sorprese, tutto progettato (come i turni in lavanderia preprogrammati, limitati a massimo un bucato alla settimana), niente spontaneità, per carità!

Su questo punto urge un aggiornamento però. Nel 2010 gli svedesi sembrano essersi accorti di tale carenza. Qualche settimana fa mi era arrivata una lettera dal Comune (il mio padrone di casa) con un questionario in cui mi chiedevano se volevo che installassero il citofono nel nostro palazzo. Secondo il principio democratico lo installeranno se metà dei condomini lo desidera. Io ho risposto di non volerlo, data la quantità di persone che mi vengono a trovare in questa casa ogni giorno e la ormai fiorente era del cellulare e dello squillo (lo squillo: istituzione sconosciuta fuori dall'Italia, credetemi, pure un ungherese è capace di mandarti un sms solo per dirti "ok"), non trascurando poi il fatto che un po' mi aumenterebbe l'affitto. Proprio oggi mi è arrivata un'altra lettera in cui mi comunicano che più del 51% dei condomini ha scelto di installare il citofono, quindi adesso aspetto trepidante questa rivoluzione dei porttelefoner.

Oggi sono in vena sarcastica... si capisce, vero? ;)

venerdì 26 novembre 2010

Pippi e l'Europa dell'Est: ricordi d'infanzia

Stamattina il Doodle di Google mi informava che Pippi Calzalunghe oggi compie 65 anni. A questo punto devo confessare: prima di iniziare a interessarmi alla Svezia non avevo la minima idea di chi fosse questa Pippi! So che è molto famosa anche in Italia, ma io sono cresciuta in Ungheria e non l'ho mai conosciuta. Eppure anche la versione ungherese di Google la festeggia. Ma io "Harisnyás Pippi" non l'avevo mai sentita nominare quando ero piccola. Allora la cosa mi ha fatto incuriosire: sono l'unica imbecille che non la conosce o da noi davvero non era così popolare? Ho fatto una ricerca veloce su internet, ma non ho trovato granché. Né un video doppiato in ungherese, né un sito ungherese che la celebrasse. Nemmeno su Wikipedia niente... Comunque so che è stato tradotto in ungherese e pure i film sono stati trasmessi in tv, ma non mi sembra così tanto conosciuta. Può darsi che era famosa negli anni Settanta? Dovrei chiedere ai miei...

Astrid Lindgren (1907-2002)
Quindi, sarà stata famosa quarant'anni fa e poi finita nel dimenticatoio? Sinceramente, conoscendo la storia del mio paese, ho i miei dubbi... Sono cresciuta con cartoni completamente diversi dai bambini italiani o svedesi. Infatti, tra i miei amici italiani ha spesso destato stupore che ignoro completamente tutta la cultura "cartonistica" giapponese. Ricordo un allenamento di pallavolo interamente dedicato all'argomento, e ai ragazzi che mi prendevano in giro: come non conosci Mila e Shilo?!? Ebbene sì, non li conoscevo prima di andare in Italia. Sebbene fossimo soltanto a qualche centinaio di chilometri da voi, tra di noi c'era una cortina di ferro. E si sa che ogni dittatura degna di questo nome filtra quello che può arrivare nel paese, cultura e arte in primis.

Adesso colgo l'occasione per farvi vedere che cartoni guardavo io da piccola, insieme ai miei piccoli compagni dei paesi del blocco sovietico. Poi con gli anni Novanta è arrivato il cambio di regime e Disney... (io sono nata nel 1980). A dire la verità, negli Ottanta alcuni cartoni occidentali c'erano già (per esempio i simpaticissimi Puffi, in ungherese: Hupikék törpikék), ma non quelli giapponesi.

A kockásfülű nyúl (Il coniglio dalle orecchie a quadri), cartone animato ungherese:


Süsü, a sárkány (Süsü, il drago): un mito! Qualsiasi ungherese della mia età vi saprebbe cantare a memoria la canzoncina che sentite nell'intro. (E' un film, non una serie.)



Vuk (1981): cartone ungherese (di nuovo un film, non una serie). La storia di una piccola volpe (Vuk è il suo nome) che perde la propria famiglia e deve cavarsela da solo nella foresta.


A nagy ho-ho horgász (Il grande pe-pe pescatore): cartone animato ungherese



Mézga család: un cartone animato ungherese che hanno trasmesso anche in Italia, sotto il titolo La famiglia Mezil (Mézga era troppo difficile?!? Mezil suona turco più che ungherese... anche se è un cognome immaginario).


E per citare anche qualche cartone proveniente da altri paesi compagni che guardavo da piccola:

Lolka és Bolka (in originale Lolek i Bolek): cartone animato polacco muto



Kisvakond a városban (La piccola talpa in città): cartone animato cecoslovacco, qui doppiato in ungherese



E la lista potrebbe continuare ancora a lungo...

mercoledì 24 novembre 2010

False Friends

Trovo simpatica questa espressione "falsi amici". E' curioso che diano un nome così buffo a un concetto linguistico proprio ufficialmente, ma rende perfettamente il significato. Attento a queste parole che ti fregano! Sembrano amici, ma non lo sono! :)
Io sinceramente ne avevo sentito parlare la prima volta in vita mia quando mi hanno spiegato gli italiani di avere questa difficoltà in più con l'inglese. Quando studiavo l'inglese io (la lingua che iniziai a studiare già alle elementari, mentre l'italiano lo cominciai solo alle superiori), il problema non si è mai posto. Mentre tra l'italiano e l'inglese i falsi amici sono numerosi, tra l'ungherese e qualsiasi altra lingua gli esempi sono pochi. 
Tra l'ungherese e l'italiano c'è un solo falso amico: la parola kurva, che in ungherese (e non solo) è la parolaccia per prostituta. Questo è del resto un falso amico anche con lo svedese, che pure la scrive con la k. (Infatti, c'è una località adiacente a Stoccolma, Kungens Kurva, che fa proprio ridere gli ungheresi, perché sembra che si tratti della prostituta del re...)



Adesso, studiando lo svedese, mi diverto a scoprire i falsi amici con l'inglese. A sentire parlare gli svedesi può sembrare che siano fissati con la biancheria intima, ma il famoso bra che mettono in ogni frase in realtà non ha niente a che fare con il reggiseno, ma significa semplicemente bene. Poi, se una persona è dog, non vuol dire che è un cane, ma che è morta, che è cosa ben diversa... Oppure se uno svedese va a fare un semester, non è che sta via sei mesi, ma semplicemente va in vacanza. Se invece sta via per un timme, non è un'assenza a tempo indeterminato, ma solo per un'ora. Così, se ti chiedono se sei gift, non vogliono sapere se sei mai stato un regalo per qualcuno (per quanto possa sembrare un'idea poetica), ma semplicemente se sei sposato. (La stessa parola "gift" significa anche veleno in svedese, il che si presta a fraintendimenti più spiacevoli.)

E' divertente studiare le lingue, non è vero?

domenica 21 novembre 2010

Paperelle sulla neve

Ieri mattina quando sono uscita di casa mi sono imbattuta  in un gruppo di anatre sulla neve accanto al palazzo di fronte, e addirittura in una sola soletta sulla rampa del garage. Oggi sono andata a fotografarle. Abito a cento metri dal fiume.


Sembrava una vera e propria invasione di papere. Si sono avvicinate anche alle case.



Ma come fanno a non congelarsi in questa acqua? Non dovrebbero essere già in Africa loro?!? Avranno fatto male i conti... Effettivamente la neve è arrivata un po' presto quest'anno.


Si era intrufolato anche un estraneo:

 Alcune anatre erano in disparte a chiacchierare.


Altre in coppia:


Mi sono fermata a osservarle un po'. A un certo punto è arrivato un altro gruppetto di anatre, due maschi e tre femmine. Uno dei maschi ha iniziato a punzecchiare con il becco il maschio della coppia allontanandolo dalla femmina. Sarà stato geloso? :)

Curiosità: le papere in italiano fanno qua qua qua, in ungherese fanno háp háp háp.

venerdì 19 novembre 2010

Stato di avanzamento

Il titolo di questo post è in "dottorandesco" (lo stato di avanzamento è della tesi e deve essere presentato nella forma di una relazione alla fine di ogni anno o semestre), ma questa volta si riferisce alla mia permanenza in terra svedese. Oggi sono tre mesi che mi sono trasferita in Svezia, quindi è arrivato il momento di fare i primi conti. All'arrivo mi ero prefissata qualche missione, come forse ricordate, e dopo tre mesi posso già fare una valutazione circa la fattibilità di quei progetti extra lavoro.

Prima di tutto LA LINGUA. Speravo di essere più veloce nell'apprendimento dello svedese, ma purtroppo non riesco a dedicargli troppo tempo. Sto frequentando due corsi, ma entrambi consistono di una sola lezione alla settimana, e al corso del Comune l'insegnante sta procedendo con la velocità di una lumaca. Questa settimana sono arrivati dei nuovi studenti ancora e lui ci ha fatto ripetere l'alfabeto e altre cose  fatte mille volte. Il corso dell'università è più veloce ed utile, probabilmente perché l'insegnante è più  esigente. Lì ho appena iniziato il secondo corso, e sto aspettando il risultato dell'esame del primo.
Comunque non mi lamento, ho le mie piccole soddisfazioni. Oltre a salutare e ringraziare sempre in svedese, ognitanto riesco a mettere insieme una frase. Proprio oggi ho avuto una mini-conversazione con due colleghe che sono state molto gentili e pazienti con me. Il problema non è tanto come farmi capire, ma  piuttosto come capire loro. Purtroppo trovo ancora difficile comprenderli quando parlano, anche se ormai riesco a individuare diverse parole. La lettura va decisamente meglio.

In questo video invece il re svedese parla lentamente, quindi è abbastanza comprensibile. La regina invece parla con accento tedesco. Di quello che dicono Daniel e Victoria capisco poco, ma sono simpaticamente emozionati entrambi. Il titolo del video: Qui Victoria e Daniel parlano al popolo svedese per la prima volta.
 


Per quanto riguarda LA PALLAVOLO, non ho ancora trovato nessuna squadra, ma per ora ho sospeso la ricerca, perché non sento stabile il ginocchio. Mi sto rendendo conto che dovrei fare degli allenamenti pesanti per farmi la giusta muscolatura, e due volte un'oretta alla settimana in palestra non sono sufficienti, ma di più non ho voglia. Dopo un po' la palestra mi annoia, ma è l'unico modo adesso per muovermi un po' (poi ho una vita molto più sedentaria qui che a Firenze dove correvo tra mille lavori e andavo a lavorare a piedi). Le alternative sarebbero la corsa o il nuoto, ma gli sport monotoni purtroppo non fanno per me. Vedremo...
Il campionato nazionale dei professionisti è già cominciato, ma quando le ragazze di Örebro hanno fatto la loro prima partita ero a Stoccolma. Andrò senz'altro a vedere la prossima partita che giocheranno in casa, sono proprio curiosa, e l'atmosfera delle partite dal vivo mi è sempre piaciuta molto. Speriamo che ci sia un po' di pubblico...

Infine, quanto alla MISSIONE ARTE, avete visto i risultati... :) Qui a Örebro non ho ancora visitato la fortezza e il museo locale. Sto aspettando l'occasione per andarci magari in compagnia.

Nel mio post di fine agosto ho messo una foto chiedendovi di indovinare cosa raffigura  (parte di una statua famosa),  ma nessuno mi ha risposto. E' la mia foto preferita di Firenze (nel senso che la preferita tra quelle che ho fatto io). Adesso ci riprovo! :)

mercoledì 17 novembre 2010

Immagini d'inverno

Stamattina ho guardato fuori dalla finestra e ho trovato tutto ricoperto di bianco. Pure il cielo era bianco.


E così poi tutta la città e tutto il campus. Oggi c'erano meno tre gradi. Dopo pranzo mi è venuto un sonno incredibile e ho deciso di fare due passi fuori per svegliarmi e per scattare qualche foto. Il paesaggio era incantevole. L'erba, le piante e i rami spogli degli alberi ricoperti da uno strato di neve dai cristalli grossi.



Il campo dietro l'università sembrava un paesaggio lunare, tutto bianco, gli alberi sembravano essere fatti di vetro.




Un pastore tedesco correva contento in mezzo a queste colline ghiacciate. Lui e il suo padrone erano gli unici punti scuri nel grande bianco.


Si vede che non sono più abituata alla neve, perché questa visione mi ha proprio incantata. La sensazione e l'atmosfera mi erano familiari. Mi ricordava molto la volta in cui nove anni fa andai a trovare una mia amica (compagna di corso a Budapest) in Inghilterra. Fu l'anno in cui facevo l'Erasmus a Pisa, e dopo tre mesi di Italia arrivare nell'inverno inglese il contrasto fu proprio forte. Lei prese un anno "sabbatico" dall'università per fare la ragazza alla pari da una famiglia inglese a Windsor, per fare un'esperienza all'estero e migliorare il suo inglese (infatti, ora parla con un bell'accento britannico), e io mi approfittai del volo Ryanair Pisa-Londra per andare a trovarla. Windsor mi sembrava la città delle bambole, tutto piccolo, ordinato e decorato, e faceva molto freddo (io sinceramente la trovavo anche inquietante oltre che fiabesca...).
Qui invece niente inquietudine oggi, soltanto meraviglia.


Ecco anche una canzone da ascoltare guardando queste foto:


mercoledì 3 novembre 2010

Una vita da comparatista

Sembra davvero il mio destino la comparazione. E' diventata per me il migliore strumento per imparare e scoprire, sia da giurista che nella vita privata. La comparazione giuridica mi ha aperto gli occhi e ha cambiato completamente la mia visione del diritto, così come l'esperienza di vivere in un paese estero ha cambiato tanti tratti della mia personalità (come aveva scritto un mio amico in un suo commento, ha "tirato fuori aspetti del mio carattere che sospettavo di avere ma che ancora non erano emersi in superficie").
(Avevo scritto una breve riflessione sulla comparazione nell'altro blog tempo fa.)

La mia situazione poi è particolare, in quanto questi tre paesi (Ungheria, Italia e Svezia) mi permettono di guardare l'Europa da tre angolazioni diverse: crescere in un paese dell'Europa dell'Est che ha una storia così particolare come l'Ungheria, parte della Mitteleuropa, isolata in mezzo ai paesi slavi con la sua lingua ugro-finnica, di un'identità complessa, e poi conoscere la cultura italiana e la mentalità mediterranea, culla della nostra cultura europea, così ricca di arte e storia, carica di umanità e di spontaneità, e poi arrivare in un paese dell'Europa del Nord, è un percorso secondo me molto fortunato.

Ci sono cose per cui la Svezia mi ricorda l'Ungheria, altre in cui è più simile all'Italia, e altre per cui invece non c'entra niente con nessuna delle due. Per certi versi l'Ungheria sembra una via di mezzo tra l'Italia e la Svezia. Volete sapere cosa accomuna la Svezia e l'Italia dal punto di vista di una persona che viene dall'Europa dell'Est? Più cose che immaginereste. Italia e Svezia sono due paesi ricchi che negli anni Sessanta e Settanta hanno vissuto una fase di crescita economica, mentre l'Ungheria era ancora un paese satellite dell'Unione Sovietica (sebbene fosse il paese più benestante del blocco sovietico, "la baracca più allegra del campo socialista" come si soleva chiamarla). Italia e Svezia furono entrambe protagonisti della storia d'Europa, a volte dominatori di altri popoli e colonizzatori (anche se in misura ovviamente molto minore dell'Inghilterra o della Spagna), mentre l'Ungheria, trovandosi in una zona cuscinetto tra est e ovest, ha subito numerose invasioni e tentativi di invasione (arrivarono i mongoli nel Duecento e poi i turchi nel Trecento), come però del resto pure l'Italia che è particolarmente esposta per via del Mar Mediterraneo. 
Ma a parte gli aspetti storici, posso dirvi anche che sia l'Italia che la Svezia sono popoli di mare, mentre l'Ungheria ha solo il lago Balaton (non per caso lo chiamiamo "il mare ungherese"), quindi non ha una cultura marinara (infatti, non si spiega come mai invece siamo così forti negli sport acquatici... nuoto, pallanuoto e canoa soprattutto).

Se volete capire l'identità complessa del popolo magiaro, vi consiglio di guardare e ascoltare una rockopera, "Stefano il Re" (István a király) scritto all'inizio degli anni Ottanta da una delle band più importanti della storia della musica ungherese, gli Illés. Qui sotto vedete due video. Al minuto 5:50 del primo inizia la scena del funerale del Principe Géza. La bara è seguita da un gruppo di preti  cristiani, invitati  dal principe Géza per convertire il popolo al cristianesimo, per cui suo figlio (battezzato István, cioè Stefano, secondo il rito cristiano) dovrà combattere Koppány, un altro capotribù magiaro che invece vede l'arrivo dei preti  da Roma come un'invasione di forze straniere, e pretende il trono in base al principio di anzianità, applicato dalle tribù magiare, mentre nell'Europa cristiana applicavano la regola della primogenitura. Al funerale del padre di Stefano la musica inizialmente è pagana, seguita dal Kyrie Eleison cantato dai preti. Le due melodie (quella pagana e quella cristiana) lentamente si fondono, e alla fine rimane soltanto il canto religioso dei preti. Questo pezzo della rockopera riassume e simboleggia le radici del mio paese. (Purtroppo è tagliato in due parti, continua nel secondo video.)


 

Questi video sono dalla registrazione del debutto, nel 1983, e rappresentano bene il clima dell'inizio degli anni Ottanta: una sempre maggiore apertura politica del paese e una sempre maggior libertà acquisita dagli artisti. Questa rockopera è diventata uno degli simboli del nostro cambio di regime. C'è stato uno spettacolo nel Népstadion (Stadio del Popolo, come lo chiamavano allora e fino a poco tempo fa, adesso si chiama Puskás Ferenc Stadion) nel 1990, appena dopo le prime elezioni democratiche, dove c'ero anch'io insieme ai miei genitori e ad altre sessantamila persone. E' un vero peccato che all'epoca fossi troppo piccola per comprendere l'emozione del momento... 
Ecco un video (purtroppo di pessima qualità) di quello spettacolo del 1990 nel Népstadion. Anch'io devo essere lì da qualche parte in una delle ultime file della scalinata. La canzone è una delle più famose della rockopera. (E' la danza di Torda, uno sciamano pagano.)

 

(Sarà che mi manca l'Ungheria? Ci torno domani! Dopo un'insolita assenza di quattro mesi...)

lunedì 1 novembre 2010

Particolari dal Nationalmuseum di Stoccolma - Parte Seconda

Nel primo post ho raccontato delle mostre temporanee che ho visto al Nationalmuseum. Adesso continuo con  le opere della mostra permanente che è allestita al secondo piano. Purtroppo non sono riuscita a ritrovare in rete le immagini di tutte le opere che in un modo o l'altro mi hanno colpito, o delle quali ho notato un particolare interessante, ma ve ne posso mostrare alcune. Cliccate sull'immagine per ingrandirla.

Frans Hals (1582/83-1666): ritratto di Daniel van Aken. In questo ritratto ho notato l'anello sul mignolo della mano sinistra. Chissà qual era il significato di un anello (che sembra una fede) portato sul mignolo, se ce l'aveva affatto...

Una cosa strana dell'esposizione era il fatto che non era mai indicata la data delle opere, soltanto la data di nascita e di morte dell'artista. Io avevo preso l'audioguida per ascoltare un po' di spiegazioni, e il narratore spesso rivelava anche l'anno in cui il quadro fu dipinto, ma la data non era mai scritta accanto al titolo. Chissà come mai... E' una carenza notevole per chi visita il museo senza l'audioguida.

Caesar van Everdingen (1617-1678): Jupiter e Callisto. Ci sono diversi bei particolari in questo quadro del 1655: la maschera di Diana in alto a sinistra, il cane che annusa, e il volto di Jupiter (cioè Zeus) che è un autoritratto del pittore olandese. La storia di Zeus e Callisto la trovate qui.

Hendrick Cornelisz van Vliet (1611/12-1675): L'interno della chiesa Nieuwe Kerk di Delft. Guardate questo dipinto che sembra una foto per quanto è realistico. Notate i cani che gironzolano in chiesa!
In realtà non so se è proprio questo il quadro che si trova a Stoccolma, perché van Vliet ne ha fatto diversi che ritraggono l'interno di questa chiesa (Delft si trova nei Paesi Bassi).


Alexander Roslin (1718-1793): La donna velata (The Lady with the Veil). Per mostrarvi anche un pittore svedese (i primi tre erano tutti olandesi), ecco questo ritrattista che visse nel Settecento. Pur essendo svedese (nato nello Skåne, la regione più a sud della Svezia), visse gran parte della sua vita a Parigi. Questo è forse il suo ritratto più conosciuto (se ricordo bene l'audioguida spiegava che la donna ritratta avesse un occhio non sano, e il pittore scelse di usare il velo per nasconderlo invece che dipingerla di profilo, come avrebbero fatto altri pittori).

A me invece è  piaciuto ancora di più un altro quadro di Roslin, che dipinse in Russia dove fu invitata da Caterina la Grande e ritrae una bella principessa moldava, Zoie Ghika, nel 1777 (qui a sinistra).
E per finire, due statue che fanno parte della collezione del Nationalmuseum. Johan Tobias Sergel (1740-1814): Amore e Psyche, del 1787. Sergel è uno scultore svedese, anche se di padre tedesco, che studiò a Parigi e poi visse a Roma per diversi anni, dove scolpì anche questa statua da un blocco di marmo di Carrara.

Infine, una statua di bronzo francesissima, non solo per l'artista ma anche per il soggetto: Francois Rude (1784-1855): La Marseillaise. (Questa foto l'ho scattata io. In fondo a destra vedete un quadro di Cézanne che  mi era già familiare, perché uno molto simile fece parte di una mostra temporanea in Palazzo Strozzi ed era anche l'immagine con cui pubblicizzavano la mostra in giro per Firenze tre anni fa.)

Mi aveva incuriosito anche un busto di Joseph Nollekens (1737-1823) di una certa Lady Maria Stella Newburg, Comtesse von Ungern-Sternberg, ma purtroppo non sono riuscita a trovare nessuna informazione in rete di lei. Chissà se Ungern si riferisce a un'origine ungherese. A giudicare da un suo famigerato omonimo, non sembrerebbe...

Stranamente non c'erano tantissime opere italiane (come in tanti musei del mondo). Ho notato soltanto un San Sebastiano del Perugino e un Cristo di Giovanni Bellini.

sabato 30 ottobre 2010

Domani cominciano tempi bui...

In questo caso in senso letterale e non metaforico. Stanotte finisce il periodo dell'ora legale e si torna all'ora solare. Certo questo significa soltanto uno spostamento di un'ora della luce e non il suo accorciamento, ma considerando che siamo già a fine ottobre, le giornate si stanno accorciando sempre di più (ogni giorno di 5 minuti) e con maggiore velocità rispetto all'Italia e all'Ungheria. Per farvi capire:
- qui a Örebro domani il sole sorgerà alle 7:15 e tramonterà alle 16:09 
- a Firenze sorgerà alle 6:49 e tramonterà alle 17:07
- a Budapest sorgerà alle 6:26 e tramonterà alle 16:28 (il sole sorge e tramonta prima che a Firenze semplicemente perché siamo più a est).
(Fonte: Gaisma)

Per quanto riguarda il tempo, invece, in questi giorni è più mite. Oggi per esempio ci sono stati 12 gradi, quindi non c'era bisogno di guanti e cappello. Ma fino a una settimana fa c'è stato un periodo in cui di notte la temperatura scendeva sotto zero, quindi la mattina dovevo pulire la macchina dal ghiaccio. Il 22 ottobre è arrivata la prima nevicata dell'anno, anche se è caduta pochissima neve di notte che poi in giornata si è sciolta subito. Vi ricordate le foto autunnali del parcheggio del campus? Il 22 ottobre mattina era così:


Devo dire che in questi due mesi sono stata fortunata con il tempo. A parte gli ultimi dieci giorni di agosto che sono stati piovosi (ma non pioveva mai ininterrottamente tutto il giorno, ma il tempo era molto variabile), a settembre-ottobre quasi tutti i giorni c'era un bel cielo sereno senza nuvole. Sono stati pochi i giorni di pioggia.

Come vedete anche nella foto, l'autunno resiste ancora. Gli alberi non hanno ancora perso tutto il fogliame, ma lo stanno perdendo. Giovedì prossimo parto per l'Ungheria e da lì per l'Italia, e torno a metà novembre. Credo che mi ritroverò in pieno inverno, anche se non è detto che ci sarà la neve. Dicono tutti che novembre è il mese più brutto e deprimente. E' molto buio, ma generalmente senza neve e senza ancora l'atmosfera natalizia di dicembre. Dopo vi dirò...